“Uscire a friscurare” in Sardegna significa uscire a prendere il fresco nelle calde sere d’estate. Un rito minimo ma antico che inizia con il prendere una sedia per posizionarsi all’esterno, sul marciapiede o ai bordi della strada, inaugurando il tempo della giornata dedicato alla socialità. Un rito condiviso che contribuisce a consolidare le relazioni nell’ambito delle comuni- tà attraverso lo scambio e il confronto di esperienze, ricordi, opinioni ed emozioni e che concorre altresì alla trasmissione orale della cultura popolare, un patrimonio tradizionale articolato tra cronaca e storia, tra narrazione ancestrale, quotidiani avvenimenti, competenze pratiche e mitiche leggende locali. A questo rito in via di estinzione si è ispirato Cenzo Cocca per Friscura, un’installazione che ha nella sedia uno dei suoi elementi cardine. Trasferendo questo elemento di casa all’esterno, infatti, si abitava temporaneamente uno spazio comune accedendo in questo modo alla vita sociale della collettività. La sedia diventa quindi simbolo di connessione fra gli individui, di amicizia e partecipazione ai medesimi codici. Pratica secolare di tessere legami e relazioni, fatta di tempo lento e di parole arcaiche, formule dialettali inghiottite dall’oblìo, di ascolto e di silenzi in cui riecheggiano memorie e pensieri sospesi, alla quale si oppone la riflessione sul nostro tempo, dominato dalla velocità, ossessionato dalla sintesi – di parole e pensieri – in cui al rapporto personale si è sostituito spesso (forse troppo spesso) quello virtuale o la mediazione di un profilo social. Queste sedie vuote abitate soltanto dalle parole ab- bandonate che Cocca ricama perché non vadano perdute per sempre, lascia aperta la riflessione sulle dinamiche attraverso le quali la contemporaneità costruisce il proprio tessuto relazionale, sul valore del tempo, sugli spazi che abitiamo veramente, sul senso che diamo oggi a termini come amicizia, comunità, condivisione. Barbara Pavan
Data
2022